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I Figli del Senza Nome - Capitolo 16

TACENDA

Tacenda si inginocchiò vicino al Pantano. Davriel doveva essersi sbagliato. Lei aveva creduto al Pantano per tutta la sua vita. Non poteva essere veramente vuoto, vero?

 

Tacenda… La voce sussurrante aveva il suono di foglie agitate dal vento. Lei osservò le acque lucide come vetro e trovò, riflesso, il volto di sua madre. Come se fosse stata immersa in quelle profondità oscure.

 

Tacenda allungò la mano, toccando con le dita il pelo dell’acqua del Pantano. L’acqua era inaspettatamente calda, come se fosse sangue.

 

Una mano le afferrò la spalla. La Signorina Highwater, la cui presa era incredibilmente salda, fece alzare Tacenda, poi la strattonò verso la carrozza. Cosa-

 

I geist. Stavano riversandosi attraverso la foresta. Creature terribili e contorte dalla forma vagamente umana. E con il vento poteva udire i loro terribili sussurri. Tacenda rimase a bocca aperta, bloccando ogni suo movimento, ma la Signorina Highwater la costrinse ad entrare nella carrozza. Davriel si trovava già all’interno, che colpiva con forza il tetto, urlando a Crunchgnar di muoversi.

 

La carrozza partì all’improvviso a causa dello scatto dei cavalli. Fuori dal finestrino, gli alberi divennero una sfocatura nell’oscurità. Tacenda riusciva a sentire ogni buca e sasso sulla strada, e la carrozza rantolava in modo orribile a quella velocità.

 

“Signorina Highwater” gridò Davriel, “quale contadinotto avrebbe dovuto spianare questa strada? Nel caso riuscissimo a sopravvivere, vorrei farlo fustigare.”

 

“Bè” disse la Signorina Highwater. “Si ricorda quella riunione che abbiamo fatto riguardo l’allocazione dei proventi delle tasse per la manutenzione delle infrastrutture?”

 

“No, ma mi pare noiosa.”

 

“Lei-”

 

“Arriviamo ad un compromesso” disse Davriel, “e conveniamo che sia colpa di Crunchgnar.”

 

Tacenda fece sporgere la testa fuori dall’altro finestrino della carrozza e si guardò indietro. Il vento le soffiava nei capelli, facendoli ondeggiare.

 

I Sussurratori li stavano inseguendo. La loro luce spettrale illuminava i tronchi degli alberi ed il sottobosco: ostacoli completamente ignorati dagli spiriti. Volavano dietro alla carrozza con una velocità notevole, e lei riusciva ad udirne le voci nonostante il rantolo assordante del veicolo. Dei sussurri ovattati che si sovrapponevano tra loro.

 

Quella è la gente del mio villaggio, pensò lei, tremante. Sono stati presi da un qualche tipo di forza e trasformati in geist. Quindi anche l’anima di sua sorella era tra di loro? Distorta e irriconoscibile? Willia era venuta insieme a tutti gli altri per reclamare i viventi di Verlasen mentre Tacenda suonava a mani nude?

 

“Signorina Verlasen!” disse Davriel.

 

Tacenda ritirò la testa all’interno della carrozza mentre Davriel prese la sua viola e gliela porse.

 

“Forse potrebbe farci comodo una canzone.” disse lui.

 

“Ma non funziona sui Sussurratori!” disse lei, accettando passivamente la viola. “Tutta questa storia è iniziata a causa di ciò!”

 

“Sono composti del potere che possiedi dentro di te” le rispose Davriel, gridando. “Quel potere è un’Entità che dona forza alle tue canzoni. Quella forza dovrebbe riuscire a controllarli in qualche modo!”

 

“Tu stesso hai detto che io possiedo solo una parte di quel potere! Dietro tutto questo c’è qualcosa di più forte di me!”

 

Lui digrignò i denti, aggrappandosi mentre giravano per una curva particolarmente stretta. “Prima” le gridò lui, “mi hai detto che sapevi che cos’aveva spaventato l’Entità del Pantano: hai detto la parola ‘fede’. Perché?”

 

“Non lo so!” disse lei. “Mi sembrava la cosa giusta da dire!”

 

Non è una risposta accettabile!” Si aggrappò nuovamente sul lato della carrozza mentre imboccavano un’altra curva. Questa volta era ancora più stretta, e Tacenda venne sbattuta contro il legno con un lamento. Un secondo più tardi girarono nella direzione opposta, e lei scivolò dall’altra parte del sedile, scontrandosi con la Signorina Highwater.

 

“Quell’idiota ci farà sbattere contro un albero a questa velocità” disse la Signorina Highwater.

 

Una luce verde brillava fuori dal finestrino. Tacenda riuscì a vedere dei visi spettrali nella foresta che stavano raggiungendo la carrozza. Erano veramente veloci. Crunchgnar non aveva molta scelta: o imboccava le continue curve di questo sentiero nella foresta ad una velocità pericolosa, o lasciava che i geist li raggiungessero. Anzi, avrebbe dovuto accelerare, visto che i Sussurratori erano-

 

Tacenda venne sbattuta contro la parete mentre la carrozza imboccava una nuova curva.

 

Davriel sbuffò e strinse la maniglia dello sportello. “Troppo stretta!” disse. “Ci andremo a-”

 

Qualcosa si spezzò sotto la carrozza. Il veicolo si capovolse.

 

In quell’esatto momento, Davriel spalancò lo sportello. Tacenda ne perse le tracce, iniziò a percepire una sensazione da voltastomaco, poi un’improvvisa scossa quando il veicolo si coricò sul lato.

 

Tacenda ruzzolava per la carrozza, cercando morbosamente di proteggere la propria viola. La Signorina Highwater scivolò con un brontolio dalla parte alta della carrozza, raggiungendola. Il veicolo giaceva sulla strada, strisciando pian piano sul lato, facendo sporcare il finestrino di fronte a Tacenda di terra e residui di sottobosco.

 

Infine, la carrozza si fermò. Tacenda grugnì, cercando di divincolarsi dalla Signorina Highwater, che stava imprecando a bassa voce. Fuori, i cavalli nitrivano e sbuffavano per l’ansia, e pensò di aver udito Crunchgnar cercare di calmarli.

 

La Signorina Highwater riuscì a mettersi in piedi, poi si aggrappò all’apertura della porta sopra di loro. Visto che la carrozza si era posizionata sul lato, uno sportello si trovava sotto di loro, mentre l’altro era sopra. Non c’era alcun segno di Davriel, anche se Tacenda credeva di averlo visto saltare fuori dal veicolo durante l’incidente.

 

Tacenda sbuffò e controllò la propria viola. Incredibilmente, lo strumento era ancora intero. Cullò la viola mentre si arrampicava sul sedile capovolto poi, con uno sforzo, si issò su quella che in quel momento era diventata la cima della carrozza. Era ricoperta di terra, i suoi capelli erano tutti ingarbugliati, e la Signorina Highwater non era messa molto meglio.

 

Davriel era atterrato senza alcuna ferita evidente. Era in piedi al centro della strada e, con un gesto plateale, si sistemò il mantello. Sembrava possedere un notevole autocontrollo mentre si voltava, osservando i Sussurratori in avvicinamento. I suoi occhi si tinsero di un bianco puro, le sue labbra si ritirarono dal dolore, ed un lampo di potere esplose dalla sua figura.


Risparmiare dal Male | Jason Felix
Risparmiare dal Male | Jason Felix

Quel lampo lucente nella notte quasi la accecò, e fece rallentare l’avanzata dei Sussurratori. Circondarono la carrozza caduta, con quei volti distorti che mormoravano agitati. Sembrava che tutto d’un tratto fossero intimoriti da Davriel.

 

“Il potere della priora” disse la Signorina Highwater dal fianco di Tacenda. Loro due erano ancora accucciate sulla cima della carrozza incidentata. “Può ancorare quei geist, e costringerli ad essere corporei.”

 

Per quanto fosse ridicolo provare quell’emozione in quel momento, Tacenda era arrabbiata con il lord. Era chiaramente ingiusto che lui fosse riuscito ad uscire dalla carrozza senza i capelli scomposti e senza alcuna macchia di terra. Come faceva quell’uomo ad apparire così composto in ogni occasione, nonostante fosse una caratteristica inutile?

 

“Signorina Highwater” disse Davriel, voltandosi mentre i Sussurratori iniziavano ad avvicinarsi sempre di più, “sgancia i cavalli e cerca di controllarli. Crunchgnar, penso che la tua spada risulterà utile.”

 

Il grosso demone sbuffò e camminò verso Davriel, tenendo d’occhio gli spiriti. A giudicare dai graffi aperti sul suo braccio, Crunchgnar era caduto quando la carrozza si era schiantata.

 

La Signorina Highwater fece come le era stato ordinato, saltando giù dalla carrozza e producendo suoni che calmassero i cavalli, che erano incastrati nelle loro briglie annodate. Tacenda rimase al suo posto in cima alla carrozza, che probabilmente era il posto più sicuro per lei.

 

All’inizio, i Sussurratori rimasero ad una distanza di circa sei metri dalla carrozza… poi uno provò ad avanzare. Quell’azione sembrava aver dato il permesso anche a tutti gli altri, che scattarono in massa verso Davriel. Quei terribili sussurri li accompagnavano, un suono esasperante, ad un passo dall’essere comprensibile.

 

Tacenda scrutò quei visi distorti alla ricerca di qualcosa che potesse riconoscere. Se questi fossero stati veramente i suoi amici ed i suoi vicini, sarebbe riuscita a riconoscerli, giusto? Sfortunatamente, i volti erano talmente contorti che a stento si sarebbero potuti definire umani.

 

Crunchgnar iniziò a menare fendenti all’impazzata, affondando la spada in uno spirito dopo l’altro. L’incantesimo di Davriel li aveva resi corporei, e l’arma li sfaldava, scomponendo i corpi e dissolvendoli in un fumo verde che si accumulava sul terreno invece di evaporare nell’aria. Tacenda percepì preoccupazione dentro di sé… queste erano le anime delle persone a cui voleva bene. Questi attacchi li avrebbero feriti in modo permanente? Sperava che il fatto per il quale il fumo rimanesse a terra a fluttuare fosse un segno che confermasse la loro integrità.

 

La Signorina Highwater liberò freneticamente i cavalli dalle loro briglie incastrate. Davriel allungò un braccio di lato per evocare un’arma.

 

La viola sparì dalle mani di Tacenda. Lei urlò di sorpresa quando riprese forma nella mano estesa di Davriel, che poi indirizzò verso uno spirito. A metà della manovra sembrò rendersi conto di non star tenendo in mano una spada. Lui si fermò, poi lanciò a Tacenda un’occhiata terribile, come se in qualche modo fosse stata lei a fargli toccare la viola poco prima.

 

Lanciò lo strumento da una parte, provocando il grido di Tacenda in cima alla carrozza. Ma poi, lei trasalì nel vedere Davriel circondato da quelle luminose figure verdi. Cercarono di colpirlo con i loro artigli, ma invece di segnare la sua pelle, le loro dita affondarono nel suo viso. Lui si irrigidì, mentre gli altri lo tenevano per le braccia ed il mantello.

 

Spaventata, Tacenda osservò mentre una luce verde iniziò ad uscire dal volto di Davriel. Stanno cercando di tirare fuori l’anima dal suo corpo!

 

Per un attimo, era tornata nel villaggio, ad urlare nella seconda oscurità a quei terribili sussurri. Ad udire le persone che amava venire prese una per una. Ad udire mentre-

 

No!

 

Tacenda si lanciò dalla cima della carrozza ed atterrò sulla terra soffice ai lati della strada. Non possedeva altre armi se non la propria voce, quindi iniziò a cantare a squarciagola la Canzone di Difesa. Crunchgnar ruggì di dolore, ma i Sussurratori, come al solito, la ignoravano. Frustrata, smise di cantare e raccolse una pietra appuntita dal terreno. La usò come un randello, sbattendola sulla schiena di una luminosa figura verde, cercando in tutti i modi di aprirsi la strada per raggiungere Davriel.

 

Non sortì quasi alcun effetto. Gli spiriti non sembravano nemmeno notare la sua presenza.

 

Non anche lui! pensò lei. È l’unica speranza che ho!

 

Fece cadere lo spirito di fronte a lei, facendolo sciogliere in quel fumo verde scuro, ma gli altri si strinsero tra loro ed i sussurri la attorniavano. Spinse a più non posso, cercando di passare… ma, ancora una volta, si sentì inerme.

 

Gli spiriti non la attaccavano, ma si erano presi chiunque le fosse vicino. Che fossero i suoi cari o dei nuovi conoscenti. L’avrebbero lasciata sola nell’immensa oscurità infinita.

 

Un’esplosione di luce la inondò: un muro di forza blu, che dissolse gli spiriti in un certo raggio. Si fermò, barcollando, con la pietra stretta nelle sue mani, e trovò Davriel accucciato al centro. Si alzò, con del fumo blu che gli colorava gli occhi. Mentre un altro spirito cercava di avvicinarsi, con la testa piegata e la sua bocca aperta lunga quanto il suo avambraccio, Davriel alzò una mano e rilasciò un’esplosione di luce blu.


Rimuovere dalla Realtà | Jason Felix
Rimuovere dalla Realtà | Jason Felix

“Com’è possibile?” disse Tacenda. “Li ho visti estrarti l’anima dal corpo!”

 

“L’incantamento che ho preso dalla tua mente è servito da scudo per la mia anima, una volta attivato” disse. Nonostante la sua voce fosse calma, il viso gli si era impallidito e stava tremando. “Fatto questo, è stato semplice utilizzare l’incantesimo di annullamento che avevo preso da quei cacciatori” Si asciugò la fronte con una mano tremante. “Eri preoccupata per me? Sciocca bimba. Non sono mai stato in pericolo, ovviamente…”

 

Osservò il fumo verde fluttuante in basso. Una testa sbucò da esso, con una bocca distorta e decisamente troppo larga. Delle mani si estesero, mentre si stavano riformando.

 

“Per il fuoco infernale” disse lui, lanciando un anello di luce blu che annullasse nuovamente gli spiriti. L’intensità di questa scarica sembrava meno brillante dei suoi precedenti utilizzi, ed i geist ripresero a ricomporsi quasi immediatamente.

 

“Inutili cacciatori idioti” imprecò Davriel. “Ho visto dei diavoli con una magia più efficiente. Vai! Raggiungi i cavalli.”

 

Spinse Tacenda verso la carrozza, e lei si spostò sul lato del veicolo, appoggiando la schiena ad esso, mentre Davriel inviò un fascio di luce per aiutare Crunchgnar. Il grosso demone non aveva alcun’anima da perdere, e gli spiriti non gli stavano tirando fuori nessuna luce verde, ma stavano comunque artigliandolo, ferendo le sue braccia e cercando di costringerlo a rimanere a terra.

 

I colpi di Davriel stordirono molti Sussurratori, anche se alcuni ritardatari stavano unendosi dalla foresta. Tacenda trasalì nel vedere che alcuni di essi si erano fermati al bordo della strada e la stavano fissando. Delle teste troppo lunghe e contorte in strani angoli sulle loro spalle che la osservavano, poi uno di essi sollevò la mano, indicandola.

 

Lei percepì un sussulto al suo interno. Questi nuovi arrivati erano in grado di vederla? Cos’era cambiato?

 

“Davriel!” urlò lei, andando dietro la carrozza a terra, vicino alle ruote. “Signorina Highwater!” Teneva alta la sua roccia con fare minaccioso.

 

I geist si fermarono. Erano… erano spaventati dalla sua roccia?

 

No. Era la collana che aveva avvolta attorno al proprio polso. I geist la stavano fissando. Mentre tre di essi si limitavano a stare fermi impalati, l’ultimo iniziò a cambiare, diminuendo la dimensione dei suoi occhi a proporzioni più umane. La sua forma tremolante si stabilizzò, ed il volto divenne quasi umano, o almeno riconoscibile.

 

Indietreggiò, portandosi le mani al viso.

 

La Signorina Highwater balzò tra Tacenda e i geist, conficcando il suo coltello dentro la testa di uno spirito, facendolo barcollare e disintegrare. Trascinò Tacenda verso un cavallo vivace dalla briglia semplice, separata dalla bardatura della carrozza.

 

“Monta!” disse la Signorina Highwater. “Sai cavalcare?”

 

“Sì. Mi ha insegnato mio padre, durante le serate dopo-”

 

“Meno storie. Più gambe levate per andarcene. Dav! Siamo pronti!”

 

Lui comparve dal lato opposto della carrozza rovesciata, quasi smunto mentre colpiva i due geist che stavano osservando Tacenda. Quello a cui si stava in qualche modo ricomponendo il volto non era tra quelli. Era fuggito nella foresta. Riusciva a vedere la sua scia verde muoversi tra gli alberi.

 

Crunchgnar, sanguinante dai tagli sulle sue braccia, si issò sul dorso di un cavallo e spronò la povera bestia per farla partire. L’animale lo sosteneva a malapena. La Signorina Highwater teneva le redini di un altro cavallo per Davriel mentre si preparava a salirgli in groppa.

 

“Davriel” disse Tacenda, lasciando il suo cavallo e afferrando il braccio di lui. “Uno di quegli spiriti ha qualcosa di strano!”

 

“Quale?” disse lui immediatamente, analizzando la zona. Il suo incantesimo e le spade di Crunchgnar avevano lasciato informe la quasi totalità degli spiriti, ma la copertura di fumo verde sul terreno tremava, rivelando mani e volti che iniziavano a ricomporsi.

 

Tacenda indicò nella foresta. “Un gruppo di loro mi ha inseguita… gli unici che abbiano mai provato ad attaccarmi. Ma quando hanno visto il simbolo dell’Angelo Senza Nome, si sono fermati. E uno è fuggito nella foresta!”

 

Davriel si corrucciò. “Signorina Highwater, tieni pronti i cavalli. Tornerò tra poco.” Poi iniziò a camminare verso la foresta.

 

Tacenda esitò, poi gli corse dietro.

 

“Cosa?” urlò la Signorina Highwater, rivolta a loro. “Siete pazzi?”

 

Muoversi nella foresta di notte era difficile. Sembrava sempre esserci un ramo invisibile che si impigliava nel vestito di lei, o qualche buca dove il terreno era diversi centimetri più in basso di quanto si aspettasse. La prima oscurità ben presto li circondò, ma Davriel evocò una luce sotto forma di fiamma dalle sue dita: l’ultimo rimasuglio della sua piromanzia.

 

Lei continuò a stargli dietro, all’inseguimento della luce verde, che aveva smesso di muoversi. Raggiunsero il geist, che si era inginocchiato vicino ad un albero, con la testa chinata. Aveva iniziato nuovamente a tremolare, distorcendo la propria forma.

 

“Il simbolo” disse Davriel, agitando la sua mano libera verso Tacenda.

 

Lei si tolse la collana di Willia dal polso e la passò a lui. Davriel fece qualche passo attorno al geist e gliela porse. La cosa alzò lo sguardo, fissando il simbolo: la silhouette di due ali spiegate.

 

“È il potere della chiesa?” chiese Tacenda.

 

“No” disse Davriel. “È il potere della familiarità. Ricordi cosa ti avevo detto? Spiriti come questi a volte possono essere ripristinati grazie ad un ricordo di ciò che conoscevano in vita.”

 

Il geist allungò le braccia e con le sue dita riverenti toccò il simbolo dell’Angelo Senza Nome. Il volto mutò da mostruoso ad umano. Umano agonizzante. Anche se non poteva spargere lacrime, questo essere stava piangendo.

 

Era… era Rom.

 

Il vecchio giardiniere ex-cacciatore ora era un geist? Com’era potuto accadere? Non era del villaggio.

 

“Cosa…” sussurrò lo spirito di Rom. “Cosa mi avete fatto, vostra signoria?”

 

“Cosa ti ricordi?” disse Davriel, a voce bassa, quasi gentile. “L’ultima cosa che ricordi.”

 

“Vi ho visto partire nella notte” disse lo spirito. “Ero stanco, e sono tornato nella mia stanza a dormire. Ma non ci riuscivo. Come al solito. Ricordare tutti quelli che avevo ucciso…” Lo spirito lucente sbattè le palpebre, poi guardò le sue mani. “Oh, Angelo. Pensavo di poter trovare la pace qui. Ma no… non c'è mai pace…”

 

“Perché un sacerdote è un Sussurratore?” disse Tacenda. “Cosa sta succedendo?”

 

“La prioria è stata attaccata quando siamo partiti” disse Davriel. “Le anime dei sacerdoti trasformate in geist. Temo che chiunque ci sia dietro a tutto questo abbia capito che gli spiriti del tuo villaggio non ti possono fare del male, quindi ha iniziato a cercare anime di persone senza l’influenza del Pantano.” Lasciò cadere il simbolo. “A quanto pare, l’Angelo non li ha aiutati poi molto.”

 

“L’ho vista” sussurrò Rom. “Quando arrivai qui la prima volta. Ecco perché… perché mi chiesero di venire… era impazzita, come gli altri…” Lo spirito chinò la testa, piangendo sommessamente.

 

“Rom” disse Davriel. “Accadde qualcosa meno di vent’anni fa al Pantano. L’Entità al suo interno fuggì per qualche motivo.”

 

“Vent’anni fa…” disse Rom. “Non ero nemmeno qui. Stavo ammazzando demoni.”

 

“Davriel” disse Tacenda. “Meno di vent’anni fa? Sappiamo una cosa che è accaduta. Quindici anni fa.” Si indicò con un gesto. “Sono nata io.”

 

Davriel corrugò la fronte a quelle parole, poi si voltò verso la strada, dove l’esercito di spiriti si era ricomposto. Ora stavano entrando nel bosco. “Vieni.”

 

Iniziò a farsi velocemente strada nel sottobosco per allontanarsi dai geist. Lei cercò di avvicinarsi a Rom, ma lo spirito tremante stava iniziando nuovamente a distorcersi, borbottando cose sui suoi assassinii. Con un brivido, Tacenda corse dietro a Davriel. Lei continuava ad avanzare per il sottobosco, inciampando, praticamente carponi.

 

“Il tuo potere di difesa non è solo il più forte che si sia visto da generazioni” disse Davriel. “L’Entità del Pantano si spostò dentro di te e tua sorella. O, almeno, ciò che ne era rimasto. Aveva paura, forse di essere eliminata da qualcosa.”

 

“Dalla chiesa” disse Tacenda, borbottando mentre si issava sopra ad un ceppo. “Non capisci? La priora arrivò una ventina di anni fa, e i sacerdoti arrivarono in forze. Le anime iniziarono a venire convertite, e si concessero all’Angelo invece che al Pantano. La Pietra dell’Anima!”

 

“La Pietra dell’Anima è un gingillo con un incantamento di fascino di quinta categoria” disse Davriel. “Buona solo per sbalordire i sempliciotti. Mantiene immutate le anime, ma altrimenti…”

 

Si fermò nella foresta appena davanti a lei. Lei si guardò alle spalle, sentendo freddo man mano che la luce verde dei geist in avvicinamento si dirigeva verso di loro.

 

“Mi avevi detto” disse Tacenda, “che il potere del Pantano era filtrato nelle anime delle persone di questo luogo. Cosa sarebbe successo a quel potere se le persone fossero morte?”

 

“Suppongo che in condizioni normali sarebbe tornato al Pantano.”

 

“A meno che qualche oggetto, qualche gingillo magico, stesse raccogliendo quelle anime al suo posto. Potrebbe aver iniziato a raccogliere la forza del Pantano, trasferendola in esso? Quindi la forza dell’Entità dentro il Pantano si ridusse, finché non divenne talmente disperata da provare qualcosa di nuovo? Uscire completamente e cercare un ospitante?”

 

“Due ospitanti” disse Davriel. “Per sbaglio. Raggiunse un grembo, un bambino che doveva nascere, ma finì divisa tra due sorelle gemelle. Chiunque sia dietro a questa faccenda deve aver compreso la fonte del tuo potere, e ha ucciso tua sorella per ottenere la sua metà. Ma non ha potuto toccarti. Perché?”

 

Dietro di loro, gli spiriti volarono attorno a Rom inginocchiato, che teneva il simbolo dell’Angelo Senza Nome tra le mani. Tacenda pensò di averlo visto far cadere la collana ed alzarsi, con il volto completamente distorto.

 

“Vieni” disse Davriel, tirandola verso di sé. Uscirono allo scoperto, raggiungendo la strada. Si snodava in una curva sinuosa, e loro avevano tagliato per la foresta, arrivando alla sezione opposta.


Via Biforcata | Jung Park
Via Biforcata | Jung Park

“Dovremmo tornare al maniero” disse Davriel.

 

“Il potere” disse Tacenda. “Il resto di questa… Entità che vive dentro di me. È alla prioria. Dentro la pietra.”

 

Era alla prioria. Qualcuno l’ha chiaramente reclamata.” La sua espressione si scurì sotto il chiaro di luna. “Lo giuro, se dopo tutto questo sono riuscito a farmi fregare in qualche modo dalla priora…”

 

Tacenda lanciò uno sguardo verso la foresta. Quegli spiriti si stavano avvicinando sempre più velocemente. “Stanno aumentando la velocità” disse lei. “Dobbiamo provare a correre per seminarli!”

 

“Signorina Verlasen” disse lui, inorridito. “Correre? Io?”

 

Lei lo prese per il braccio, ma lui rimase fermo. Che cosa stava aspettando? Mentre lei stava iniziando a correre per la strada, sentì un rumore di zoccoli.

 

Un momento più tardi, la Signorina Highwater sbucò dalla curva più avanti, cavalcando uno dei cavalli senza sella. Visibile grazie alla luce della lanterna che portava in una mano, sembrava che si fosse strappata la gonna sia davanti che dietro per essere più comoda durante la cavalcata. Guidava altri due cavalli dietro di lei con l’aiuto di una corda, ed era seguita da Crunchgnar sul suo povero animale, che sembrava un pony rispetto agli altri.

 

La Signorina Highwater fermò prontamente il suo cavallo vicino a Davriel.

 

“Tempismo perfetto” disse lui. “E anche con un certo stile.”

 

“Questa gonna è sul tuo conto” disse lei. “Sei fortunato che abbiamo deciso di partire per cercare di intercettarti dall’altro lato della curva: Crunchgnar voleva aspettare come ci avevi ordinato.”

 

Tacenda salì impazientemente su uno dei cavalli, non preoccupandosi della mancanza di una sella. “E cosa ti ha fatto decidere di venire a cercarci?”

 

“Se i miei anni di servizio mi hanno insegnato qualcosa” disse la Signorina Highwater, “è di non contare mai su Davriel per arrivare puntuali ad un appuntamento senza il mio aiuto.” Fece girare il cavallo, cercando di tenere il forte animale sotto controllo. Sembrava aver scelto il cavallo più problematico. L’imponente giumenta nera di Davriel rimase tranquilla mentre lui si issava su di essa.

 

“Verso il maniero?” disse la Signorina Highwater, facendo un cenno col capo alla strada in direzione opposta agli spiriti, che stavano iniziando ad uscire dalla foresta.

 

“No” disse Davriel. Prese un bel respiro. “Torniamo da dove siamo venuti. Verso la prioria.”

 

“Ma-”

 

Lui spronò il cavallo, dritto verso l’ammasso di geist, e Tacenda lo seguì. La Signorina Highwater imprecò ad alta voce, ma poi anche lei si accodò, così come Crunchgnar, il cui cavallo stava compiendo uno sforzo terribile per non collassare sotto il peso del demone.

 

Mentre si avvicinavano agli spiriti, Davriel lanciò un’ondata di luce blu. Questa volta soltanto gli spiriti più vicini a lui si disintegrarono. Fortunatamente, gli altri indugiarono per un po’, come se fossero stati storditi.

 

Tacenda e gli altri entrarono in mezzo all’ammasso di spiriti. Lei era sicura di poter sentire delle dita spettrali che le sfioravano la pelle delle gambe. Il loro gelo sembrava poter raggiungere le profondità del suo cuore, raffreddando una parte di lei che fino a quel momento aveva sempre e solo percepito calore.

 

Poi riuscì ad uscirne, correndo all’impazzata dietro Davriel, aggrappata al suo cavallo. Non aveva dovuto fare molto: la bestia era a briglia sciolta e lei cercava di resistere stringendo le ginocchia.

 

Gli ci era voluta ben più di un’ora per raggiungere il Pantano, partendo dalla prioria… ma si erano fermati per far riposare Davriel, e avevano sempre proceduto ad un rilassato passo di carrozza. Il loro ritorno durò una frazione di quel tempo.

 

La cavalcata fece schiumare ogni povero cavallo, ma Tacenda non aveva mai dovuto incitare la sua cavalcatura a correre più veloce. Gli spiriti sussurranti li inseguirono fino alla fine, e sembrava che nonostante i cavalli corressero velocissimi, gli spiriti fossero sempre appena dietro di essi. Fluttuavano nella foresta, sempre fuori portata… al punto che Tacenda si preoccupò di non essersi fatti spingere volontariamente verso quella direzione.

 

Alla fine riuscirono ad uscire dalla foresta e a raggiungere i terreni della prioria. Il cielo improvvisamente terso rivelò una distesa stellata: la luna aveva iniziato a tramontare. Notare questa cosa fece salire un improvviso senso di terrore in Tacenda. Si guardò alle spalle, oltre i fantasmi, verso il cielo orientale. L’orizzonte era oscurato dagli alberi come al solito. Ma riusciva a vedere una debole luce, l’alba che stava giungendo.


Mesa Arida | John Avon
Mesa Arida | John Avon

Avevano indagato per tutta la notte. Di lì a poco, quando il sole sarebbe sorto, Tacenda sarebbe tornata cieca.

 

Si voltò nuovamente, cercando di ottenere il controllo del suo cavallo mentre si avvicinavano alla prioria. Solo in quel momento si accorse che tutte le finestre erano scure. I falò e le lanterne che segnavano il perimetro erano spenti, e sembrava che non ci fosse nemmeno una candela accesa nell’intero edificio.

 

La Signorina Highwater fece fermare il proprio cavallo, poi smontò. Davriel non se ne preoccupò. Si lasciò semplicemente cadere dal cavallo verso il terreno, fermandosi dopo una breve strisciata. Nel nome di Avacyn, com’era riuscito a farcela senza cadere? Tacenda era molto meno abile e fece indietreggiare per sbaglio il proprio cavallo durante la fermata. Scivolò mentre cercava di scendere in modo quasi intenzionale, e ruzzolò a terra.

 

Crunchgnar fu l’ultimo ad arrivare, con il suo cavallo al trotto. Iniziò a camminare, borbottando a bassa voce di quanto odiasse i cavalli… anche se l’unico a soffrire in quel momento era il povero animale. Quel cavallo, come anche gli altri, se ne andarono al piccolo galoppo mentre la luminosa scia di spiriti usciva dalla foresta.

 

Invece di avanzare, gli spiriti si sparpagliarono, circondando la radura. Verremo intrappolati qui, pensò Tacenda. Ci ho condotti alla nostra fine?

 

Davriel lasciò andare i cavalli senza ripensamenti. Forse sapeva che dopo una cavalcata così difficile non sarebbero riusciti a trasportare ulteriormente i propri conducenti. Quei poveri animali sarebbero stati fortunati a sopravvivere alla notte.

 

E anche noi, pensò Tacenda.

 

Crunchgnar li guidò all’interno della prioria con la spada estratta e controllando attentamente ogni luogo. Davriel lo seguiva e, a sua volta, la Signorina Highwater con la loro unica lanterna.

 

Il corridoio era buio, vuoto… eccetto per i due cadaveri che erano stesi appena all’interno. Guardie della chiesa, cadute sul posto, con gli occhi aperti e le bocche bloccate in un urlo di terrore. Sembravano proprio come le prime vittime dei Sussurratori che avevano trovato al villaggio.

 

Davriel fece un cenno con la testa verso destra, e Crunchgnar prese quella direzione, camminando con un silenzio che cozzava incredibilmente con la sua statura. La Signorina Highwater prese alcune candele mezze sciolte da un davanzale, per poi accenderle con la propria lanterna. Tacenda ne prese una, anche se la luce tremolante che produceva sembrava piuttosto fragile.

 

Oltrepassarono un altro paio di corpi, giovani servitori che erano sacerdoti in addestramento, anche se la maggior parte sarebbero dovuti essere a letto nel momento del loro reclamo da parte degli spiriti. Il cuore di Tacenda le rimbombava nelle orecchie, e provava una certa ansia a camminare così lentamente dopo la veloce cavalcata per arrivare lì. Uno sguardo fuori dalla finestra mostrò che i geist si stavano avvicinando alla prioria, circondandola in modo sempre più stretto.

 

Crunchgnar raggiunse il punto del corridoio dove le inquietanti rune di Davriel ricoprivano le pareti, poi aprì la porta dell’ufficio della priora. Trovarono il corpo dell’anziana donna accasciato alla scrivania: paralizzato come tutti gli altri.

 

Davriel imprecò a bassa voce. “Sarebbe stato tutto più semplice se ci fosse stata lei dietro tutto questo” disse, “visto che le avevo assorbito i poteri poco tempo fa.”

 

Tacenda tremava, guardandosi attorno in quel corridoio scuro. I soldati appostati in quel luogo sarebbero riusciti a contrattaccare se Davriel non avesse rubato le abilità della priora?

 

“E adesso?” chiese la Signorina Highwater.

 

Come per rispondere a quella domanda, una leggera vibrazione colpì l’edificio, propagandosi nella pietra. C’era qualcosa… una specie di nota in quel suono. Come se… fosse parte di una canzone che Tacenda conosceva…

 

“Andiamo giù” disse Davriel, voltandosi e facendo strada verso le scale che portavano alle catacombe. Raggiunsero i gradini di pietra, una galleria vuota che portava nel sottosuolo. La sua forma, dal pianerottolo, ricordava il modo in cui le bocche degli spiriti si contorcevano mentre gridavano.

 

“Ispezionai la Pietra dell’Anima appena arrivai in queste terre” disse Davriel, iniziando a scendere le scale. “Riconobbi gli incantamenti che aveva impressi, ma non percepii alcun tipo di potere nel modo in cui lo descrivi tu, Signorina Verlasen. Eppure, credo tu abbia ragione su alcuni punti. L’Entità del Pantano cercò un ospitante in voi, dopo essere stata minacciata dall’espansione della chiesa in questa regione.

 

Ma quando venne divisa a causa della nascita gemellare, l’Entità non era completa, e quindi non poteva comunicare con voi. Le Entità possono influenzare i sensi, tuttavia, e questa potrebbe essere la spiegazione del perché ti coglie questa strana cecità. Forse sta provando, senza riuscirci, a sovrascrivere la tua vista come modo per comunicare con te. Non saprei altrimenti spiegare perché la tua perdita della vista sia così regolare.”

 

“Come fai a sapere tutte queste cose?” chiese Tacenda.

 

“Diciamo solamente che ho già incontrato delle circostanze simili” disse lui. “Io…” Smise di parlare, fermandosi sulla rampa di scale e alzando la testa. Tacenda guardò in alto, oltre i due demoni.

 

Sussurri.

 

Li sentiva riecheggiare in alto, deboli ma insistenti. I geist erano entrati nella prioria.

 

Davriel continuò a scendere, e Tacenda lo seguì, tenendo in alto la propria candela e proteggendola dall’aria con la mano.

 

“Dobbiamo concentrarci sui tuoi talenti” disse Davriel. “Anche se velate dalla superstizione, è probabile che ci sia un fondo di verità nelle storie che racconta il tuo popolo riguardo all’Angelo Senza Nome. Posso solo assumere di aver tralasciato qualcosa su quella pietra.”

 

Raggiunsero le catacombe, e Davriel aprì la porta senza che nessuno gli dicesse dove dovesse premere. Girò a destra, seguendo il sinuoso percorso verso la stanza con la Pietra dell’Anima. In breve tempo, Tacenda individuò la luce prodotta dalle pareti e dal soffitto luminosi.

 

Entrarono nella stanza dove si trovava la pietra, immobile, sul suo piedistallo. C’era qualcun altro seduto in fondo alla stanza, ad osservare la pietra ed i suoi colori mutevoli. Una giovane donna con i capelli dorati e la pelle pallida.

 

Willia.

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