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I Figli del Senza Nome - Capitolo 15

DAVRIEL

Un’Entità era vissuta in quel luogo, in passato. Davriel riusciva a percepire ciò che ne rimaneva, come un aroma latente. La potente forza aveva distorto la realtà attorno ad essa, cambiando per sempre quel luogo.

 

Ma quel potere ora non c’era più. Vuoto come una tomba.


Leyline del Nulla | Rob Alexander
Leyline del Nulla | Rob Alexander

È tutto sbagliato, disse l’Entità. Si trovava qui… Doveva trovarsi qui… Cos’è successo?

 

Non lo so, pensò Davriel, inginocchiandosi ed immergendo alcune dita nell’acqua per poter percepire nuovamente ciò che era rimasto di quel potere. Lì non c’era più nulla da affrontare. E non c’era nemmeno nulla che potesse rubare.

 

Lui alzò lo sguardo, e manifestò il talento della priora: la capacità di vedere i segni di passaggio degli spiriti e ancorarli alla realtà. Gli provocò dolore, di nuovo il mal di testa… ma gli permise di vedere lì vicino un residuo verde fluorescente.

 

I Sussurratori erano stati lì, a giudicare dalle scie verdi, proprio come aveva detto la priora. E c’era anche qualcos’altro, qualcosa di più antico… una scia che portava da un’altra parte, verso il villaggio di Verlasen. Era riuscita a distinguerla solo perché conosceva l’Entità dentro di lui, visto che la traccia era molto simile.

 

Il potere si era spostato. Se n’era andato molto tempo prima. Forse… vent’anni prima? Probabilmente un po’ di meno. Il talento non lo poteva dire con certezza.

 

“La cosa che viveva nel Pantano se n’è andata” disse lui. “E da parecchi anni.”

 

“Cosa?” disse Tacenda dalle sue spalle.

 

“Parte di essa si trova dentro di te” disse Davriel. “L’Entità del Pantano viveva qui da secoli, e ha infuso ogni cosa in questa zona con la sua essenza. Si è infiltrata nelle vostre anime, come un veleno che si diffonde nei corpi grazie all’acqua corrente, e ha legato il vostro popolo ad essa. Quindi, chiunque abbia tutto quel potere sta controllando i geist.”

 

Non va bene, disse l’Entità dentro Davriel. Non avevo previsto di affrontare un ospitante addestrato nell’utilizzo del nostro potere, che lo usa per aumentare i propri talenti. Possiamo ancora vincere, ma sarà pericoloso.

 

“Mi hanno lasciata stare” disse Tacenda, “perché…”

 

“Perché i geist possono percepire il potere del Pantano dentro di te” disse Davriel. “Probabilmente ti hanno scambiata per il loro padrone. Pensavo che potessi controllarli, ma per qualche motivo la tua canzone non sortisce questo effetto.”

 

Davriel si corrucciò mentre la Signorina Highwater si avvicinava, smuovendo il sottobosco. “Quindi questo a cosa ci porta?”

 

“Ad essere preoccupati” disse Davriel. “Perché l’Entità avrebbe dovuto abbandonare il Pantano?”

 

“Aveva paura” sussurrò Tacenda mentre si inginocchiava vicino alle acque, con gli occhi vitrei.

 

“Paura?” disse Davriel. “Di cosa potrebbe aver paura una cosa tanto potente?”

 

“Della fede” sussurrò lei.

 

“Cosa-”

 

“Cane!” gridò Crunchgnar.

 

Davriel si voltò verso la carrozza, dove Crunchgnar aveva estratto la sua spada. Lanciò l’arma verso la strada. “Abbiamo un problema! Venite qui!”

 

Davriel corse verso la carrozza, seguito dalla Signorina Highwater. La luce della lanterna di Crunchgnar non creava molta luce nell’oscurità, ma non ce n’era bisogno, poiché i geist che si stavano avvicinando dalla strada creavano un’inquietante illuminazione verdastra. Erano in centinaia, con le mascelle aperte, ed i volti distorti e disumani. Si muovevano attraverso gli alberi e i cespugli, avanzando con un’andatura regolare.

 

Una figura separata in prima linea alzò un dito, indicando Davriel, e la sua bocca si aprì per produrre uno stridio silenzioso.

 

Decine di occhi morti puntarono su di lui. Poi le loro bocche si contorsero una alla volta, man mano che riuscivano ad identificarlo.

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