top of page

I Figli del Senza Nome - Capitolo 11

DAVRIEL

La priora rimase immobile vicino alla porta, punzecchiando alcune lettere inchiostrate che Davriel aveva scritto sulle pareti all’esterno: erano filtrate attraverso le fessure attorno alla porta, entrando nella stanza.

 

“Queste andranno via, vero?” chiese lei.

 

“In realtà non saprei” rispose Davriel. “Spero che nessuno alla prioria sappia leggere la Lingua di Ulgrotha. Ho scelto quelle lettere perché sembrano minacciose, ma in realtà imparai giusto qualche frase quand’ero più giovane, quasi per scherzo. Quello che ho scritto fuori è una ricetta per delle focaccine imburrate.”

 

La priora si voltò verso di lui, incrociando le braccia. “Quello è il mio posto, Greystone.”

 

“Sì, lo so” disse lui, aggiustandosi e cercando di mettersi comodo in quella dura sedia di legno senza cuscino. Finalmente riuscì a trovare una posizione dove potesse inclinarla all’indietro per mettere i piedi sulla scrivania. “Infrangerebbe uno dei tuoi dogmi religiosi sederti su una sedia comoda? Hai davvero così paura di essere felice?”

 

“La mia gioia” disse lei, sistemandosi su una sedia dall’altro lato della scrivania, “proviene dal conforto del prossimo.”

 

“Così come strappare contratti siglati solennemente?”

 

Lei lanciò un’occhiata verso la porta. “Non parlare così ad alta voce. L’inquisizione sarà anche terminata, ma le sue braci sono ancora calde. Edwin non è l’unica testa calda che risiede nella prioria. Numerosi membri della mia compagnia mi rinchiuderebbero completamente legata se venisse loro il dubbio che avessi a che fare con i demoni, o con il loro padrone.”

 

“Ciò presume che io non ti leghi per primo.” Davriel fece scendere i piedi, poi si alzò, osservando la scrivania e la donna seduta dal lato opposto. “Lo dirò un’altra volta. Non prendo alla leggera la rottura dei contratti.”

 

La priora raccolse una piccola tazza dalla scrivania, poi la sollevò verso le sue labbra, bevendo un sorso di una bevanda scura e calda. Quella povera donna si era sempre rifiutata di venire intimidita per bene. E, onestamente, in parte le piaceva per quello.

 

“Hai ucciso tutti quei cacciatori, quindi?” chiese lei.

 

Davriel sospirò. “Alcuni sono fuggiti. Il vecchio e gli scudieri.”

 

“Capisco.”

 

“Sono stato un uomo paziente, Merlinde. Ho sempre ignorato il cacciatore sporadico, e perfino quel paladino della settimana scorsa… ‘È impossibile che lei sappia che mi avrebbero attaccato’, dissi a me stesso. ‘O magari non si sono fermati alla prioria prima di venire qui’. Ma poi mi arriva un’intera squadra speciale di cacciatori di demoni, la cui maggior parte dei membri aveva una difesa mentale? I nostri termini erano chiari. Tu avresti dovuto dissuadere tali gruppi.”

 

La priora abbassò lo sguardo sul suo tè. “Ti aspetti che io onori una promessa nonostante ciò che sta accadendo? Oggi è stato assassinato un intero villaggio.”

 

“Alcuni dei tuoi sacerdoti sono stupidi, ma tu non lo sei. Tu mi conosci abbastanza bene da capire che non ero coinvolto. Quindi perché hai aiutato una squadra di assassini che voleva uccidermi?”

 

La priora bevve un altro sorso di tè.

 

“Quello è salice polveroso di Verlasen?” chiese Davriel, ancora incombente su di lei di fianco alla scrivania.

 

“Il più buono” disse lei. “Non c’è niente di meglio per calmare i nervi. Questa, sfortunatamente, è la mia ultima tazza.”

 

Lui sbuffò. Avrebbe dovuto immaginarlo.

 

“Forse” disse lei, infine, “speravo che i cacciatori ti dessero una svegliata, Greystone. Il tuo popolo soffre, e tu te ne accorgi a malapena. Io ti scrivo del loro dolore e delle loro difficoltà, solo per ricevere noiose lettere di lamentela riguardo i tuoi alluci che si raffreddano di notte.”

 

“Onestamente mi sarei aspettato delle calze migliori da delle persone che vivono in un autunno perenne.”

 

“L’unica cosa alla quale rispondi è un’interruzione.”

 

“Ed era proprio il nostro accordo”, disse Davriel, sempre più frustrato. La superò, camminando nella stanza. “Io lascio in pace la gente degli Accessi. Io non chiedo altro se non cibo ed un raro dono di beni! In cambio, tu dovevi impedire che le persone mi disturbassero.”


“La loro sofferenza è un tale disturbo, vero?”

 

“Bah. Preferiresti che sia qualcun altro il loro signore? Magari un tiranno a due facce che demoralizza la popolazione di giorno e che ulula alla luna di notte? O preferiresti tornare ad una progenie succhia-sangue della Casata Markov, come quello che ho ucciso quando sono arrivato? Sciocca donna. Dovresti predicare ogni giorno alla gente di quanto sia bella la loro vita.”

 

Lui smise di camminare vicino alla parete opposta della piccola stanza, dove notò una figura incorniciata posta sul pavimento, rivolta verso il muro. La fece cadere verso di lui, rivelando un dipinto dell’arcangelo Avacyn.


Avacyn, Angelo della Speranza | Howard Lyon
Avacyn, Angelo della Speranza | Howard Lyon

“Io…” disse Merlinde. “Io pensavo veramente che fossi tu. Finché non ti ho sentito interrogare Edwin appena adesso, io ero convinta che fossi stato assolutamente te a prendere le anime degli abitanti del villaggio.”

 

Lui le lanciò un’occhiata.

 

“Dopo che i mercanti vennero attaccati, iniziai ad indagare” disse lei. “Il mio dono di percezione degli spiriti mi rivelò che erano coinvolti dei geist, proprio come aveva detto Edwin. Aveva senso. Tu sei l’unica cosa in questa foresta che ha la forza necessaria per sfidare il Pantano. Pensai che fosti stato sicuramente tu a prendere le anime di quelle persone.”

 

“E tu non hai fatto nulla?”

 

“Certo che ho fatto qualcosa” disse Merlinde. “Ho fatto una richiesta alla chiesa di Thraben, implorandoli di mandarmi i loro migliori cacciatori. Ho chiesto di donne e uomini particolarmente bravi nell’uccisione di demoni, avvertendoli che avresti potuto anche invadere le loro menti. Era da un po’ di tempo che ero… preoccupata che potessi mostrare un secondo volto. Il volto nascosto che quasi tutti i signori possiedono.”

 

“Idiota” disse Davriel. “Sei stata presa in giro come una sciocca.”

 

“Lo capisco solamente ora” disse lei, sorseggiando il suo tè. “Se fossi stato l’uomo che temevo, avresti distrutto la prioria invece di entrarci per esigere delle risposte. Ma… cosa sta accadendo per davvero?”

 

“Io pensavo che, magari, ci fosse Edwin dietro” disse Davriel. “Qualcuno ha pugnalato fisicamente uno dei tuoi sacerdoti nel villaggio ieri sera. Chiunque fosse, l’hanno lasciato entrare in chiesa, quindi i tuoi sacerdoti dovevano fidarsi di quella persona. E poi ha ucciso il sacerdote. Con un coltello. Non è stata opera di un geist.”


Impulso Omicida | David Palumbo
Impulso Omicida | David Palumbo

“Qual… quale?”

 

“Quale geist? Come potrei saperlo?”

 

“No, Greystone. Quale sacerdote? Chi è stato pugnalato?”

 

Lui la guardò, sconcertato. La priora era una donna austera, ma si era inclinata in avanti dalla sua sedia, teneva in mano la sua tazza e sembrava… appesantita. I sacerdoti che ha mandato, pensò lui. Sta pensando a come li ha mandati dritti verso la morte.

 

“Non lo so. Il più vecchio, con la barba.”

 

“Notker. Che gli angeli benedicano la tua anima, amico mio.” Lei respirò profondamente. “Dubito che ci sia Edwin dietro tutto ciò. È difficile da gestire, ma è sincero nella sua fede. Penso che forse potremmo costringerlo ad aprirti la mente così che possiamo esserne sicuri.”

 

“Non posso leggere le menti. Non funziona così la mia abilità.” Davriel iniziò a far roteare il dipinto dell’arcangelo sull’angolo, immerso nei pensieri. “Cosa mi dici dei tuoi altri sacerdoti? Quando ero un giovane contabile che lavorava sui libri mastri per il partenariato, una delle prime cose che ci insegnarono fu scovare i malversatori riconoscendo le motivazioni. Dovevamo cercare la persona che avesse quell’unione particolare di opportunità ed incentivo. Un’improvvisa pressione fiscale, o una notizia nella sua vita che l’avesse reso disperato. Il cambiamento è l’unico vero catalizzatore di una crisi.”

 

“Non posso mettere la mano sul fuoco per ogni mio sacerdote nello specifico” disse la priora. “Ma credo che nessuno abbia l’opportunità né l’incentivo. Noi siamo qui per salvare le persone, non ucciderle… e di sicuro non utilizzeremmo mai spiriti malvagi.”

 

“Ma utilizzereste uomini malvagi?” disse Davriel.

 

Lei lo guardò. “Suppongo che dipenda da quanta speranza riponiamo in loro.” Lei scosse la testa. “Io penso che tu stia ignorando il vero colpevole in tutto questo. La risposta ovvia. Quando vidi la scia lasciata dai geist che hanno fatto questo, la luce era sporca di un verde marcio. Ormai è quasi vent’anni che vivo qui: riesco a riconoscere il tocco del Pantano quando lo vedo.”

 

“Ricorda che qualcuno ha pugnalato quel sacerdote. E Tacenda afferma di aver udito dei passi. Qualcuno stava controllando i geist.”

 

“Quella ragazzina” disse la priora. “Lei e sua sorella sono… un caso particolare. Ho letto resoconti del passato, e non riesco a trovare nulla di simile alla loro maledizione di cecità. Stavo facendo qualche progresso con la popolazione degli Accessi una decina di anni fa, portandola verso la luce dell’Angelo… e poi quelle due iniziarono a manifestare i loro poteri. Quell’evento fece nuovamente convertire la gente al Pantano, mettendo un freno a quasi tutto quello che avevo compiuto dal mio arrivo in queste terre.”

 

“La sorella è stata reclamata dai Sussurratori” disse Davriel. “Ma Tacenda ha detto che non avrebbero potuto prenderla. Mi chiedo perché.”

 

“La risposta è ovvia” rispose la priora. “Sono riuscita a farmi strada nel cuore di Willia. Si stava addestrando per diventare una catara. Willia si oppose al Pantano, e quindi esso l’ha uccisa. Purtroppo non sono mai riuscita a raggiungere Tacenda allo stesso modo…”

 

“Sento che deve esserci dell’altro” disse Davriel. “Qualcosa che mi sta sfuggendo, di tutta questa faccenda.”

 

“Forse il Pantano ha lasciato Tacenda in vita perché per lei ha un altro scopo” disse la priora. “Tu dici di pensare che questa persona stesse controllando i geist… ma forse hai interpretato male. Il Pantano potrebbe controllare gli spiriti direttamente, e usare anche una o due pedine viventi per raggiungere i suoi obiettivi. I sacerdoti avrebbero potuto far entrare in chiesa un abitante in fuga che chiedeva aiuto. Ad ogni modo, qui il vero male è il Pantano.”

 

“Ma perché dovrebbe uccidere i suoi stessi seguaci?” disse Davriel.

 

“Il male spesso non cerca un motivo per ciò che compie.”

 

No, pensò lui. Il male ha i motivi più ovvi.

 

Non lo disse perché non aveva le energie per sostenere una discussione prolungata. Ma non erano le persone senza alcuna morale che confondevano Davriel, dato che tendevano ad allinearsi più con i loro incentivi e quindi erano più facili da comprendere.

 

Erano le persone con una morale che agivano in modo erratico, contro il loro stesso interesse, a confonderlo.

 

E comunque la priora aveva ragione. Diverse piste puntavano al Pantano. “Tu lo sai che cos’è, almeno?” le chiese lui. “Con certezza?”

 

“Un falso dio” disse lei. “Una cosa orribile che rimane in agguato nelle profondità dell’acqua a consumare le offerte. Quando arrivai la prima volta, inviata in questa regione per insegnare alle persone il giusto sentiero della fede, mi confrontai con esso. Andai in quel Pantano e ci guardai dentro, utilizzando i miei poteri. Lì, trovai qualcosa di terribile, immenso ed antico.

 

In quel modo capii che non avrei potuto combatterlo con le preghiere o le difese convenzionali. Era troppo forte. Costruii dal nulla questa prioria sopra le catacombe, e dedicai tutto ciò che possedevo alla conversione dei popoli degli Accessi. Percepii che se fossi riuscita ad impedire loro di donare le proprie anime a quella cosa, alla fine sarebbe avvizzita e poi morta.”

 

“Hai convertito Willia” disse Davriel, pensieroso. “Una delle sue campionesse scelte. Forse è quello che ha provocato tutto ciò.”

 

“È... possibile. Non posso dirlo con certezza” esitò lei. “All’inizio, avevo pensato che fossi venuto qui per studiare o controllare il Pantano. Forse è questo che mi ha fatto convincere così velocemente che ci fossi tu dietro tutte queste morti. Mi sembrava impossibile come coincidenza che una persona del tuo talento fosse venuta a sistemarsi in un luogo così remoto.”

 

“Non sapevo dell’esistenza del Pantano prima del mio arrivo” disse Davriel.

 

Ah, disse l’Entità nella sua mente, ma io lo sapevo.

 

Cosa? Lo sapevi?

 

“Qualunque cosa sia” disse la priora, “è affamata. Il Pantano consuma le anime di coloro che muoiono qui. Anche l’influenza della Pietra dell’Anima può a malapena resistergli, nonostante ci venne donata dall’Angelo Senza Nome specificatamente per questo scopo.”

 

Cosa sai del Pantano? chiese Davriel all’Entità. Affermi di avermi portato tu qui. Per quale scopo?

 

Per la forza, disse l’Entità. Vedrai…

 

Davriel si corrucciò, poi guardò la priora. “Sfortunatamente, sembra che dovrò affrontare il Pantano. Che seccatura. Comunque, se riuscirò a trovare la causa di queste manifestazioni, sono abbastanza sicuro di poter restituire le anime alla gente del villaggio. O almeno un numero accettabile di esse, viste le circostanze.”

 

La priora iniziò a parlare, poi si voltò dalla sua sedia per guardare dietro di lei il punto in cui lui era rimasto in piedi, ancora sul fondo della stanza a far roteare con disinteresse la raffigurazione di Avacyn.

 

“Salvarli?” chiese lei. “È possibile?”

 

“Se è stato fatto, allora non vedo perché non si possa fare il viceversa.”

 

“Non penso sarà sempre così. Ma sarà sufficiente, se ci proverai. Che cosa posso fare io?”

 

“Una volta che tutto sarà finito, dovrai viaggiare a Thraben e fare tutto il possibile per convincere gli sciocchi che sono là che io sia morto, me ne sia andato o che sia stato talmente umiliato da dover nascondermi per sempre.”

 

“Potrei fare qualcosa di meglio” disse lei. “Potrei dir loro che mi ero sbagliata, e che tu ci hai salvati! Se riuscirai a riportare indietro tutte quelle persone. Lo griderò dalla scalinata della grande cattedrale di persona! Ti definirò un eroe, e-”

 

“No” disse lui. Lasciò cadere il dipinto e camminò verso la postazione di lei, incombendo sulla sua figura. “No. Devo apparire come nulla di speciale. Solo l’ennesimo piccolo, insignificante signore che ha reclamato un insignificante pezzo di terra che non interessa a nessuno. Un damerino che non merita l’attenzione di nessuno. Nulla di speciale. Nulla di cui preoccuparsi.”


Aristocratico Edonista | Anna Steinbauer
Aristocratico Edonista | Anna Steinbauer

Lei annuì lentamente.

 

“Per ora” continuò lui, estendendo la propria mano, “dovrò prendere in prestito il tuo talento di percezione ed ancoraggio degli spiriti.”

 

“Lo avrai per mia volontà” disse lei, mettendo le sue anziane mani in quelle di lui.

 

“Sarà doloroso” avvertì lui. “Le nostre… nature non sono affini. E non avrai accesso all’abilità per un breve periodo di tempo, forse per un giorno intero.”

 

“Così sia.”

 

Lui digrignò i denti, poi penetrò nella mente di lei. A sua volta, lui percepì un immediato dolore lancinante attraversargli il cranio. Per il fuoco infernale, quella donna era proprio integra. Non poteva vedere i suoi pensieri, ma era attirato, come sempre, dal potere. L’energia dentro di lei, la luce dell’abilità, della forza, della magia.

 

Strappò via tutto, stringendo gli occhi a quella terribile sensazione. Questo gli fornì un nuovo incantesimo, puro e radioso: un incantesimo che gli avrebbe permesso di individuare i movimenti degli spiriti e, se necessario, costringerli a rimanere corporei.

 

La priora si accasciò sulla sua sedia. Lui la sostenne per un braccio, evitando che scivolasse a terra. Lei era davvero un vecchio segugio resistente e, fino a un certo punto, lui comprendeva l’importanza della sua opera. Le persone avevano bisogno di qualcosa in cui credere. Qualcosa che fornisse conforto e che evitasse di essere schiacciati dalla realtà dell’esistenza umana.

 

La verità era una cosa pericolosa. Meglio lasciarla a coloro che avrebbero potuto sfruttarla in modo realistico.

 

La priora riuscì a riprendersi, e strinse il braccio di lui come segno di gratitudine per averla sostenuta. Lui annuì una volta e si voltò per andarsene, soffrendo continuamente per l’ago di dolore piantato nella sua mente.

 

“Sei stato costretto ad agire” disse lei dalle spalle di lui. “Ma sembri ancora riluttante. Di cosa avresti bisogno, Greystone? Per farti veramente interessare?”

 

Cadaveri. Morte. Ricordi.

 

“Non chiederlo” disse lui, tornando nel corridoio. “Questa terra non è pronta per una versione di me che non si interessa unicamente al mio prossimo pisolino.”

Commenti


Privacy Policy

Cookie Policy

 

Vuoi supportare l'Archivio? Fai una donazione!

Tutto ciò che viene presentato in questo sito è un contenuto amatoriale non ufficiale consentito dalle Linee guida sui contenuti amatoriali. Non è approvato né autorizzato da Wizards of the Coast. Parte dei materiali utilizzati è proprietà di Wizards of the Coast.
© Wizards of the Coast LLC.

Per maggiori informazioni riguardo Wizards of the Coast, un suo marchio o altra proprietà intellettuale, potete visitare il loro sito https://company.wizards.com/.

bottom of page