Come Ingranaggi
- Matt Knicl
- 27 mag 2014
- Tempo di lettura: 8 min
Commissione dell’Accademia di Paliano Alta dei Consiglieri Senior
Incontro formalmente indetto dal Cancelliere Grinaldi
Membri presenti:
Cancelliere Grinaldi
Vice Cancelliere Alendis
Professoressa Emralla
Professor Fimarell
Professor Muzzio
Professor Tulando
Membri assenti:
Professor Regness (sabbatico)
Ordine del Giorno
Mozione dal Professor Muzzio: Che il Professor Muzzio diventi vice cancelliere al pensionamento di Alendis.
Votazione: 1 favorevole, 5 contrari
Risultato: mozione respinta
Mozione dal Cancelliere Grinaldi: Eleggere il Professor Tulando come vice cancelliere al pensionamento di Alendis.
Votazione: 4 favorevoli, 1 contrario, 1 astenuto
Risultato: mozione accolta
“Credi che fosse arrabbiato?” chiese l’anziano professore al suo collega mentre camminavano nell’anticamera dell’accademia.
“No, Tulando, certo che no.” rispose il cancelliere. “Muzzio è un uomo pratico. Non ha mostrato emozioni quando abbiamo rivelato il voto. Credo non sia migliore di una macchina.”
“Ma non gli ha dato credito, Cancelliere. Le sue invenzioni hanno rivoluzionato la nostra società. Noi adesso dipendiamo dal suo lavoro, in un modo o nell’altro.”
“Oh, certo” rispose il cancelliere. “Ma è per questo che ci serve in un laboratorio e non dietro ad una scrivania.”
Il professore si guardò attorno, nella vuota anticamera di marmo. Era notte, e non c’era nessuno in giro, ma comunque trovò più prudente abbassare la voce.
“Deduco che tu abbia sentito le voci a suo riguardo.”
Il cancelliere rise sotto i baffi.
“Risparmiamele. Quella per cui è un agente della Rosa Nera? O quella che dice che è ancora il protettore della disertrice, Sydri?”
“È praticamente sicuro che sia stato lui ad uccidere Daretti.”
“Se davvero l’avesse fatto, ci ha fatto un favore” disse il cancelliere. Si rimangiò immediatamente quella frase: l’incontro notturno e l’ora tarda gli sballavano l’umore. “Non voglio più sentire questo genere di discorsi. La questione è risolta.”
Il professore annuì al cancelliere ed entrambi andarono per strade diverse.
Per Muzzio, la questione era lontana dall’essere risolta. Sedeva nel suo laboratorio, quello ignoto ai suoi colleghi, circondato da dozzine di dispositivi mezzi finiti e mezzi sistemati. Tra l’accozzaglia di libri e parti meccaniche, Muzzio contemplava. Non fu eletto vice cancelliere, e la cosa cambiava mesi di attenta pianificazione.

Al contrario dei suoi contemporanei, che avrebbero accartocciato tutti i piani e gli appunti in preda all’ira, Muzzio li aveva raccolti, assicurandosi che fossero stirati e senza una piega, e li catalogò. Non si sa mai quando potrebbero servirmi ancora, pensò. La sua mente visualizzava centinaia di scenari, di progetti, di eventi che si schiudevano. Doveva lavorare seguendo i suoi pensieri.
Dopo l’incontro, aveva convocato il suo apprendista, Irie. Un giovane della Città Bassa, Irie non aveva i fondi per entrare all’accademia. Muzzio vide del potenziale nel ragazzo e lo prese come suo apprendista. Irie teneva in ordine il laboratorio di Muzzio in cambio delle stesse lezioni per cui altri spendevano patrimoni di famiglia, anche se la maggior parte del tempo del ragazzo veniva passato nel recuperare pezzi di ricambio e libri dalla Grande Biblioteca. Muzzio aveva trascorso alcuni mesi ad addestrare Irie, ma doveva accelerare le lezioni.
Senza fiato, Irie salì le scale del laboratorio.

“Mi dispiace, Maestro” disse Irie in tutta fretta. “Sono arrivato più veloce che ho potuto.”
“Sei arrivato tanto veloce quanto avevo calcolato che avresti fatto.” rispose Muzzio, in piedi dalla sua scrivania. “Non devi scusarti quando ti disturbo.”
Muzzio camminò verso una delle sue librerie disordinate. Su di essa era appoggiato un elmo di un primo modello di uno dei suoi costrutti sentinella. Lo girò in senso antiorario su sé stesso, e la libreria si abbassò fino al livello del pavimento, rivelando delle scale di marmo che scendevano in una spirale. Irie fece finta di apparire meravigliato, avendo trovato il passaggio segreto durante il secondo giorno del suo apprendistato. Muzzio sapeva che Irie l’aveva trovato, e che stava fingendo sorpresa. Irie sospettava che il suo maestro sapesse che era già stato laggiù, ma entrambi erano più che motivati a continuare a fare i finti tonti.
Scesero per la scalinata ben illuminata e giunsero in una grande stanza, dove c’erano più di cento costrutti meccanici disposti in piedi, organizzati a file. All’ingresso della stanza, dov’erano Irie e Muzzio, c’era il vero laboratorio di Muzzio: grandi tavoli dove poteva prendersi cura delle sue creazioni così come un dottore si prende cura dei pazienti; dei pezzi di ricambio posti in luoghi arbitrari erano disseminati per l’intero laboratorio.
Il centro della stanza, circondato da ronzii di varie macchine e dall’esercito di ferro, era un modello in scala di Paliano, con sia la Città Alta che la Città Bassa replicate con incredibile dettaglio. Occupava circa un terzo della stanza. Irie aveva trascorso ore a controllare la sua precisione e fu incapace di trovare delle falle nel suo progetto. La Città Alta torreggiante su quella Bassa, proprio come la sua versione in scala naturale. Il Fiume Corru era dipinto per la Città Bassa, con ogni ansa e sponda replicata. Le case in sé non erano intricate come nella realtà, ma luoghi importanti, come il palazzo o l’accademia, erano decorati e dipinti delicatamente.
Sopra di esso, un dispositivo ad ingranaggi costruito nel soffitto spostava una falsa luna, che di giorno veniva sostituita da una forte luce che viaggiava in tempo reale sulla città fasulla. Quando pioveva, Irie notò che il dispositivo faceva scorrere batuffoli di cotone su delle rotaie per imitare le nuvole. Non c’erano rappresentazioni umane nella città, ma Irie sospettava che fosse come la preferiva il suo maestro.
Muzzio aveva già iniziato a lavorare ad un soldato costrutto. Irie stava facendo del suo meglio per far finta che fosse la prima volta che vedeva tutto.
“Hai mai ucciso qualcuno, Irie?” chiese Muzzio con calma, mentre sostituiva un ingranaggio dal costrutto.

“No, certo che no, Signore” rispose il ragazzo.
“Pensi che io abbia ucciso qualcuno?”
Irie fu colto alla sprovvista dalla domanda e provò a formulare una risposta significativa, ma riuscì solo a rispondere “Sì.”
Senza emozioni, Muzzio rispose. “Che sfortuna. Avrei sperato che avessi una più alta concezione di me.”
“Le mie scuse, Maestro, io… è che… si sentono cose.”
“Non credere mai ad una sola parola pronunciata a Paliano, Irie, a meno che non sia io a pronunciarla.” Muzzio rimosse una copertura da un altro pezzo del costrutto, prendendo una lente da gioielliere e dei piccoli attrezzi per lavorare sull’interno esposto. “No, sono orgoglioso di dire che non ho mai ucciso nessuno, né mai ho avuto bisogno di farlo. Almeno, non ancora.”
“È un bel sollievo, Maestro” disse Irie.
Muzzio lo guardò dalla sua posizione ricurva e lo fissò attraverso la lente da gioielliere. “Non essere servile.”
Irie annuì.
“Tutte le meraviglie meccaniche che attualmente la nostra città conosce sono state create da me. Non voglio vantarmi, voglio solo dimostrare che non ho solo un’intelligenza smisurata, ma che so anche come applicarla al bene superiore. Ogni costrutto a Paliano è stato costruito con i miei progetti o a partire dai miei progetti. La magia che li alimenta può provenire da diverse fonti, ma i singoli dispositivi devono a me la loro obbedienza.”
“Significa che può controllarli?” chiese Irie.
“Posso farlo, ma non ne ho bisogno. Per ogni ostacolo verso il mio grande progetto c’è una soluzione molto semplice e non violenta: informazioni. All’interno di ciascuno dei costrutti c’è una serie di aghi che trascrive tutto ciò che sentono su cilindri di cera, i quali possono essere recuperati da me grazie ai miei costrutti furtivi. Ti meraviglieresti di ciò che dice la gente quando pensano di essere in presenza di un’entità inanimata.”
Irie credeva di capire.
“La gente si affretta, ma ad ogni angolo, ed ora in quasi ogni negozio, uno dei miei costrutti si prende cura di loro. Le mie creazioni catalogano i loro documenti, contano i loro soldi.”
“Quindi è questo il suo ‘grande progetto’? Sostituire le persone con le macchine?” chiese Irie. “Non ci sono persone nella sua visione del futuro.”

Muzzio rise, cosa che innervosì Irie.
“Certo che no! Tutto ciò che faccio, lo faccio per le persone, per migliorare le loro vite.”
“Ma il modo in cui descrive la città, è come se volesse che tutto funzionasse come un orologio.”
“Quello è un buon obiettivo” rispose Muzzio. “Ma avventato. Le variabili umane sono ciò che renderanno sempre vano qualsiasi tentativo di perfezione meccanica che si vorrebbe ottenere. Ho conosciuto alcune persone che sono state in luoghi magnifici e mi hanno parlato di antichi artefici in lotta e dei mondi perfetti che volevano creare. Ci sono persino voci di un luogo dove la perfezione delle macchine sia fusa inseparabilmente con la vitalità della vita organica. Io spero che un giorno anche noi potremo diventare come quei luoghi. Devo limitare le variabili nel miglior modo possibile per aiutare la società a progredire.”
Muzzio chiuse il pannello del costrutto.
“Un vero artefice” continuò, “può allontanarsi da una sua creazione e sapere che continuerà a funzionare autonomamente. Ma fintanto che so di poter allontanarmi, devo aggiustare e mantenere tutto come deve essere. Non creo le parti, mi limito ad assemblarle.”
Il costrutto oscillò, poi iniziò a muovere le proprie appendici. Si spinse dal tavolo e camminò verso un posto vuoto tra i ranghi degli altri soldati.
“Non mi serve essere al potere” continuò Muzzio, con le braccia dietro la schiena, ammirando i suoi soldati. “La posizione di vice cancelliere mi avrebbe dato l’autonomia ed il potere necessari per spostarmi alla prossima fase del piano. Non sono stato eletto vice cancelliere, cosa che sarebbe dovuta essere facile secondo le mie previsioni. Ma la morte di Brago e la sua apparente ascensione, che non ho potuto prevedere, hanno reso la votazione più cauta.”
“Quali sono i suoi piani?” chiese Irie. “Cosa volete che faccia in tutto questo?”
“Osservare, ascoltare ed imparare.” rispose Muzzio. “Dopotutto, sei il mio allievo.”

Durante i giorni seguenti, i costrutti di Muzzio ricevettero nuovi ordini.
La Professoressa Emralla scoprì che la banca non aveva più dati sui suoi soldi. Il magister la assicurò che nessun’anima vivente era stata nel caveau, e che nessuno sarebbe capace di entrare. Dietro al magister, i costrutti continuavano a contare monete, malvagi quanto una scopa o una pala, spostando la valuta da una pila all’altra. Emralla credette agli errori amministrativi, ma le fu detto che il suo ultimo pagamento sulla sua proprietà nel Distretto Santuo, che sapeva di aver affidato ad un costrutto corriere, non era arrivato alla casa dei prestiti. Andò a chiarire la situazione, ma scoprì rapidamente che a causa di errori amministrativi, la dimora non era stata registrata correttamente a suo nome e doveva essere sfrattata. L’inchiostro sulla penna del costrutto archivista non si era ancora asciugato.
Il Professor Tulando temeva che un costrutto fuori controllo lo attaccasse per strada. Non era mai stato propenso per le macchine e non ne aveva nessuna in casa. Continuava a sbirciare nervosamente fuori dalle finestre, passando le notti in bianco. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, si diceva. Muzzio è un uomo ragionevole. Le voci sono soltanto voci. Aveva quasi superato le proprie paure quando una mattina arrivò prima per la colazione. I suoi servitori non erano ancora arrivati a preparargli il pasto, ma c’era una pila di fogli dove di solito c’era il suo cibo. I fogli documentavano, abbastanza approfonditamente, come Tulando avesse utilizzato i fondi dell’accademia per il proprio tornaconto, mostrando addirittura delle trattative segrete con il contrabbandiere Ervos Trax. C’erano documenti firmati, e solamente uno di quei fogli sarebbe bastato per il suo arresto e la sua fine. Tulando era innocente riguardo a tutti quei crimini, ma il messaggio era chiaro. Presentò le sue dimissioni meno di un’ora più tardi.
I soldi del cancelliere Grimaldi non furono toccati, i suoi titoli non furono alterati, né fu incastrato o ricattato ingiustamente. Aveva una relazione, ed un costrutto registrò quest’informazione. I dettagli vennero documentati e venne lasciata una busta bianca fuori dalla casa del cancelliere in modo che sua moglie la trovasse. Il cancelliere fu costretto a lasciare la sua posizione per sistemare la sua vita privata.
L’equazione rimase uguale, ma le variabili erano differenti.



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